Le Beatitudini
Siamo al centro del Vangelo. Se vogliamo riassumere il messaggio di Cristo, il succo di tutto il messaggio cristiano, insomma, in poche parole, potremmo ripetere le Beatitudini. Il cristianesimo è l'irradiazione di questo nucleo, l'esplosione di questo “nucleo”.
Vorrei cercare di non trattare l'argomento ma almeno di introdurlo ponendo quattro domande.
Per chi sono le Beatitudini?
Il brano del Vangelo di Matteo si apre con le parole «vedendo le folle...» (5) e il capitolo precedente si chiude con questa affermazione «Lo seguirono grandi folle dalla Galilea, dalla Decapoli, da Gerusalemme, dalla Giudea e dall'altra parte del Giordano. .” (1:4).
I suddetti territori coprono un'ampia area geografica che attraversa la stretta fascia etnico-religiosa di Israele e sfocia in città e popoli pagani. Vista sotto una luce nuova: è l'ampia geografia umana che Matteo raccoglie attorno a Gesù per ricevere da Lui il dono e le sfide delle Beatitudini.
La proposta, quindi, non è fatta a pochi selettivi, non è fatta a pochi eroi: è un invito a tutta la Chiesa, a ogni cristiano.
Le Beatitudini guardano e parlano ai poveri come noi, a persone di ogni condizione di vita. Non riguardano solo pochi eletti, i santi, ma anche uomini comuni come me. Allora anche noi siamo sul Monte delle Beatitudini; e così quelle parole vengono messe nelle nostre mani e nel nostro cuore, affinché possiamo assimilarle e proporle agli altri così come sono.
Hanno i piedi per terra e hanno il paradiso nel cuore!
Ma dove Gesù ha imparato le Beatitudini?
Sicuramente riuniscono tanti passaggi della prima alleanza, soprattutto il messaggio profetico e l'esperienza spirituale di Israele. Ma non sono risultanze di questi contributi, non sono una serie di addenda. Le Beatitudini sono “più di questo”. Le Beatitudini vengono dall’“alto”.
Gesù li ha ascoltati nel cuore della Santissima Trinità; li leggeva nel cuore di Dio!
Ci dicono che Dio è povero, è mite, è misericordioso, è puro, è pacificatore e porta il peso delle nostre sofferenze.
Prima di dirci cosa dobbiamo fare e come dobbiamo essere, le Beatitudini ci parlano di Dio, chi è, come è: sono l'esegesi del cuore di Dio.
Se così è il Padre, così devono essere anche i suoi figli: Gesù, il Figlio, è così la prima persona delle Beatitudini, delle Beatitudini vive, e noi, figli a sua immagine, figli nel Figlio, siamo chiamati ad essere persone di le Beatitudini: frammenti delle Beatitudini, semi di gioia che abitano il mondo, che vivono attraverso i secoli. Come fiamme: fiamme scintillanti nella notte!
Cosa dicono le Beatitudini?
Coprono tre periodi: il presente, il futuro e il passato.
Il presente guarda in faccia le persone che soffrono, lottano, gemono o sono sgomenti: sono i crocifissi della storia e della vita. Sono i mille volti della sofferenza. Sono coloro da cui istintivamente fuggiamo e ci proteggiamo.
Il futuro è la promessa, l'impegno che Dio personalmente prende nei loro confronti: cambierà la loro situazione, asciugherà ogni loro lacrima, farà fiorire i loro deserti: la loro vita, che già geme, si trasformerà in una danza.
È il Regno, il dono del Regno che già è in mezzo a loro nella loro fatica e nel loro lamento. È lì, come un chicco di grano nei solchi della terra che sono le ferite della terra. Pertanto, la piena felicità e la pienezza della vita non si raggiungono attraverso l’astuzia, il potere e l’idolatria delle “cose”, ma attraverso la Croce, cioè amando, donando e servendo, scelte ispirate alla logica della vita, la logica di Gesù.
Il passato: la garanzia, il fondamento e la motivazione di questo cambiamento di situazioni risiede nel passato, in ciò che è accaduto nella storia umana passata che ha cambiato l'ordine delle cose. È Gesù stesso, la sua morte e risurrezione. Egli è la presenza del Regno tra noi e che avanza verso il suo compimento. Lui è l'affidabilità del Vangelo come stile di vita.
Il giorno della Sua Resurrezione è la profezia dell'ultimo giorno verso il quale siamo in cammino, è la luce tacita ma tenace, che ci illumina giorno dopo giorno, anche quelli più dolorosi e grigi.
Come annunciamo le Beatitudini?
La risposta è breve ma vasta: è diventare noi stessi persone delle Beatitudini. Noi: persone, famiglie, parrocchie, associazioni di AC, Chiesa. E questo significa sentire e sperimentare la persona di Gesù e il suo Vangelo come qualcosa di prezioso, come un tesoro, come il dono più grande che abbiamo incontrato nella nostra vita.
Ma significa anche essere vicini a chi è povero materialmente e spiritualmente, a chi soffre, assumendo un atteggiamento fraterno e accogliente con tutto il cuore e attraverso le nostre opere: mostrando loro quella misericordia che Dio non si stanca mai di mostrarci.
Dobbiamo passare dalle parole ai fatti, dalle Beatitudini che sono solo parole alle Beatitudini come stile di vita.
In questo modo le Beatitudini sono una porta, una soglia che varchiamo per procedere verso Dio – e questa è la Fede -, la soglia che varchiamo per uscire verso i fratelli – e questo è l'Amore.
Mons. Mansueto Bianchi
Assistente ecclesiastico del FIAC e Assistente ecclesiastico generale dell'Azione Cattolica Italiana (2014-2016), biblista